venerdì 12 settembre 2008

LE DIVERSE FORME DI PROGRESSIVITA' DELLE IMPOSTE

La progressività delle imposte può essere attuata con diverse modalità.

È prevista una progressività per deduzione o detrazione.

Si ha progressività per detrazione o deduzione quando si colpisce con un’aliquota costante la base imponibile, dopo aver detratto da questa un ammontare fisso[1].

Altra modalità di tassazione prevista è quella per classi.
In questo caso la base imponibile è suddivisa in classi e ad ogni classe corrisponde un’aliquota marginale; individuata la classe in cui ricade la base imponibile del contribuente, la corrispondente aliquota marginale è applicata sull’intero valore della base imponibile.
Questo metodo determina fenomeni di incoerenza nella tassazione, poiché appena la base imponibile passa da una classe a quella successiva e l’aliquota marginale raddoppia, il debito d’imposta è più che raddoppiato.
Inoltre alcuni contribuenti con reddito maggiore di altri, si trovano, dopo aver applicato l’imposta, ad essere più poveri[2].

Il metodo attualmente utilizzato nel sistema tributario italiano è quello della progressività per scaglioni. Questo sistema elimina l’inconveniente del criterio di progressività per classi. Attualmente gli scaglioni di reddito sono quattro[3].
Ad ogni scaglione di reddito si applica l’aliquota corrispondente, poi si sommano le imposte da pagare su ogni scaglione e si ottiene l’imposta lorda totale. L’imposta lorda totale ottenuta calcolando l’aliquota su ogni scaglione di reddito va distinta dall’imposta netta, che sarà quella alla fine pagata dal contribuente, e che si ottiene dopo aver sottratto le deduzioni attualmente previste dalla legge.
Risulta evidente che affinché un’imposta sia progressiva è necessario che l’aliquota media[4] sia crescente; affinché l’imposta sia progressiva è tuttavia sufficiente che ci siano aliquote marginali crescenti: un’unica aliquota marginale e una deduzione (o detrazione) uguale per tutti garantiscono il carattere progressivo dell’imposta.
L’imposta è progressiva se l’aliquota marginale[5] è superiore all’aliquota media, proporzionale se l’aliquota marginale è uguale all’aliquota media, regressiva se l’aliquota marginale è inferiore all’aliquota media. Tuttavia le imposte applicate nel mondo reale non utilizzano nessuno dei sistemi puri di progressività. Il metodo più utilizzato è quello della progressività per scaglioni accompagnato da detrazioni e deduzioni. Ciò consente di modulare l’onere dell’imposta rispetto alle condizioni socio-economiche del contribuente[6].

[1] Se l’aliquota è pari al 20% e la detrazione ammessa è pari a 1000, si avrà che i redditi fino a mille non pagheranno imposta, quelli di 2000 pagheranno 200, quelli di 5000 pagheranno 800 e così via. All’aumento della base imponibile corrisponde un aumento di imposta e l’aliquota reale si avvicina al 20%, senza mai raggiungere tale limite, proprio per effetto della detrazione o deduzione.
[2] Un contribuente con base imponibile pari a € 50.000 ha un reddito netto di € 45.000, mentre un contribuente con base imponibile con solo un euro in più ha un reddito netto pari a € 40.000,80.
[3] 23% per il primo scaglione, fino al reddito fino a 15.000 €; 28% per il secondo tra 15.000 e 28.000 €; 38% per il terzo, tra 28.000 e 55.000 €; 41% per il quarto, tra 55.000 e 74.000 e 43% per il quinto oltre 75.000 €. L’aliquota minima, che fino al 2002 era del 18%, con la legge finanziaria per il 2003 è stata elevata al 23%, e corrispondentemente è stata introdotta la deduzione per la progressività in modo da esentare i redditi minimi e alleggerire i medio-bassi.
[4] Rapporto tra imposta e base imponibile.
[5] Rapporto tra la variazione dell’imposta e la variazione della base imponibile.
[6] Tipologia di reddito, composizione familiare, spese meritevoli di tutela.

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